Quarto giorno del calendario dell’avvento.
Recensione a cura di Mariapia Calabrò (corso Editoria e Comunicazione Digitale 21\22)
IL MAESTRO E MARGHERITA:
Un’opera dalla storia editoriale difficile, pubblicata postuma, nella quale Bulgakov accompagna il lettore in un’avventura surreale e travolgente.
Il Maestro e Margherita (lettura New Compton Editori con traduzione di Salvatore Arcella) si svolge in una cupa Mosca post-rivoluzionaria degli anni trenta, dove il personaggio di Woland/Satana accompagnato da un bizzarro gruppo di personaggi, tra i quali il Gatto Behemoth dalle sembianze umane, porta scompiglio in tutta la città.
Dall’altro lato la figura del Maestro, uno scrittore perseguitato dalle autorità sovietiche innamorato di Margherita, dalla quale però si è allontanato; sarà lei poi ad affidarsi a Woland per ricongiungersi al suo amato.
In parallelo alla storia principale troviamo un romanzo nel romanzo, scritto dallo stesso Maestro, dove viene raccontato il processo tra Ponzio Pilato e Gesù; emblematica è qui la scena della Passione di “Cristo vagabondo” e il tormento di Ponzio Pilato che ha condannato a morte un innocente, prendendo atto della sua vigliaccheria.
È senza dubbio questo un libro dal forte contenuto satirico, dove il costante tema del bene e del male si intreccia con la denuncia politica e sociale della Russia di quel tempo.
Non è facile tirare le somme di un libro così complesso e controverso, inizialmente la quantità di personaggi che via via si incontrano e le scene surreali e grottesche che vengono descritte, possono confondere il lettore; ma credo che proprio questo sia il punto forte.
È un romanzo che in ogni sua pagina suscita domande e riflessioni sempre nuove, le sue chiavi di lettura sono molte e diverse; io credo che sia un libro senza tempo, un libro che rileggerei per darne ogni volta un’interpretazione diversa e dal quale tutte le volte imparerei qualcosa di nuovo.