Recensione La luna e i falò – Cesare Pavese

Terzo giorno del calendario dell’avvento.

Libro consigliato da Agnese Mori (corso di Editoria e Comunicazione Digitale 21\22)

 

 

la luna e i falòLA LUNA E I FALÒ – PAVESE

Siamo negli anni del secondo dopoguerra e dopo un lungo tempo trascorso a far fortuna negli Stati Uniti, il protagonista Anguilla decide di far ritorno nel suo paese natale nelle Langhe, dove ricorda la sua povera infanzia da trovatello.

Egli infatti, abbandonato dai genitori alla nascita,  fu affidato ad un’altra famiglia con cui passò alcuni anni della sua vita, fin quando, non avendo più soldi per mantenerlo, fu costretta a mandarlo a vivere e lavorare come contadino presso la cascina de La Mora.

È qui che conosce il suo migliore amico Nuto e le tre figlie del padrone del podere: Irene, Silvia e Santa.

Dopo alcuni anni e varie vicende vissute dai personaggi, Anguilla abbandona La Mora, andando in cerca di  opportunità migliori e  decidendo così di dirigersi a Genova dove, poco tempo dopo, grazie all’aiuto di una ragazza, riesce a fuggire in America.

Da adulto decide di far ritorno nei luoghi della sua infanzia, dove rincontra il caro Nuto che gli racconterà tutta la storia che Anguilla non ha vissuto, rivisitando i luoghi speciali della sua infanzia e riscoprendo così le sue radici e le credenze del suo paese.

Egli ritrova i suoi posti e le sue persone e si sente a casa, sente di appartenere a qualcosa, ma emerge al contempo anche la malinconia e la tristezza di non riconoscersi più del tutto in un ambiente che è stato cambiato dal tempo e dalla storia, portandolo dunque alla decisione di abbandonarlo nuovamente poiché non riesce a recuperare le proprie origini e a dare un senso al proprio essere.

Uno dei temi centrali dell’opera è quello del ritorno a casa, tema tipico della poetica di Pavese.

 Il recupero della propria terra, dei propri luoghi per ritrovare sé stessi e la dimensione dell’uomo stesso che è legata proprio al luogo  di appartenenza. Anche il tema dell’uomo solo che non riesce a integrarsi completamente nella società, delineato appunto dall’uso della parola chiave  ‘’bastardo d’ospedale’’ che si ripete nel testo e identifica il protagonista.

Vengono quindi raccontate le due fasi della vita di Anguilla : quella dell’infanzia, rappresentata dalla campagna e dal diretto contatto con la natura, e, a contrapporsi, l’età adulta, simboleggiata dalla corruzione e l’ipocrisia della città .

 Da qui fondamentale è conoscere il significato del titolo dell’opera, che assume anch’esso un valore simbolico e doppio : da un lato la luna e i falò sono due elementi simbolici del mondo contadino, in cui la luna regola l’attività agricola, mentre i falò sono realizzati per la fecondazione della terra. Quest’ultimi in particolare illuminano le notti delle feste di paese e rappresentano per i bambini un momento magico. Ma  questi sono affiancati anche dalla descrizione di quei falò drammatici e crudeli che hanno caratterizzato gli anni della Resistenza e sconvolto la vita di Nuto, segnando la fine della gioventù con il passaggio all’età adulta.

È così un’opera di estrema bellezza  che immerge totalmente il lettore nella particolare storia del protagonista e lo coinvolge attraverso il racconto delle  tragiche vicende vissute dai suoi compaesani.

Ho amato questa lettura e la consiglio a chiunque, ma soprattutto a chi, come me, spesso ha sentito  la necessità di scappare dalla propria piccola realtà per poi scoprire nostalgicamente, una volta lontano, che non c’è felicità più grande di farvi ritorno e di riconoscersi tra la propria gente, nella propria terra e tradizioni ed emettere così un respiro di sollievo.

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