Griselda. Una fiaba collettiva scritta dai partecipanti al corso “La parità è una favola?”

Pubblichiamo qui la versione collettiva della fiaba “Griselda” scritta dai partecipanti al corso “La parità è una favola?”, che si è tenuto tra settembre e novembre 2022, con le docenti Adalinda Gasparini, Claudia Chellini e Laura Cioni.

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Griselda

In un tempo lontano c’era un reame in cui vivevano una fanciulla di nome Griselda e suo padre. A governare quelle lande c’era un re che non aveva la sua regina. La ragazza era molto astuta e sapeva ragionare come nessun’altro in quel regno. (4)

Il padre, arando un campo trovò un mortaio di marmo, ma senza pestello. (6)

«Un mortaio, che meraviglia! È tanto bello che ne farò dono al re.»
Subito tornò a casa dove l’attendeva la figlia, con la quale aveva desiderio di confrontarsi circa la sua idea.
«Babbo, fossi in voi io non lo farei.»
«E perché mai?»
«Bello è bello, e di molto. Ma non vedete anche voi che gli manca il pestello? Il re non accetterà mai un regalo di questa natura.»
«Lo dici tu, mia scettica Griselda. Io ho deciso.»
Il contadino si lavò, si vestì a festa e raggiunse il palazzo, dove chiese udienza al re, che di buon grado accettò d’incontrarlo.
«Sua maestà, la ringrazio per aver accettato d’incontrarmi. Vengo da voi per farvi un dono» disse, raccontando poi com’era venuto in possesso di quell’oggetto.
«Io ti ringrazio molto e lo accetto volentieri il tuo dono, ma devo anche dirti, però, che non ci si comporta così.»
«Mi perdoni Sire, così come?» si azzardò il contadino.
«Vedi, tu mi hai fatto un dono molto bello, ma cosa vuoi che me ne faccia io di un mortaio senza pestello?»  (9)

Il contadino disse al re che anche la figlia aveva previsto la sua reazione e l’uomo incuriosito diede al contadino tre fili di lino e chiede che Griselda, visto che è così sveglia, faccia con quelli un telo lungo 100 braccia. (8)

Il contadino torna a casa e racconta tutto alla figlia. Griselda prende i tre rotolini e si accorge che dentro c’erano tre piccole liste di legno. Così dice al padre di tornare al palazzo, e dire al re che se le farà avere un telaio costruito con le tre liste lei tesserà il panno. (2)

Il re fu ancora più sorpreso, e chiese al contadino che l’indomani potesse conoscere Griselda, e non in un modo qualunque. (7)

“Che ci arrivi mezza e mezza: mezza digiuna, mezza pettinata, mezza vestita, mezza portata.” (1)

Il contadino affranto spiega il tutto a Griselda che non si scoraggia: si mette un uovo sodo in bocca, metà dei capelli li pettina gli altri no, mette una rete da pescatore, prende una capra ci appoggia un piede e camminando con l’altro si reca a palazzo. Il re basito da quella strana apparizione chiede chi sia e Griselda si presenta.

Colpito dall’ingegno e la scaltrezza di Griselda (8) le chiese di diventare la sua regina; non prima però di aver avuto il permesso del padre.

Andò da lui che non poteva certo pensare di disubbidire al re e le accordò il permesso. Si fece però lasciare i suoi vestiti sudici, perché se fosse stata cacciata dal re li avrebbe ritrovati appesi accanto all’uscio di casa

Il re e Griselda si sposarono ed erano felici. Ora, c’era in quel paese l’usanza che al tribunale si esprimesse il re ed anche la regina sulle questioni dello stato. Così per un certo tempo (4) aiutarono il popolo a prendere decisioni importanti, sentenziando su questioni diverse. L’opinione della regina spesso era diversa da quella del re e la regina era benvoluta per essere sempre giusta. (2)

Tutto sembrava procedere per il meglio ma il re, notando le grandi doti politiche, amministrative e la grande capacità di giudizio che aveva la moglie le   impose di non occuparsi più delle questioni di stato, poiché spesso erano in disaccordo e a volte ella riusciva ad emettere sentenze più giuste di quelle del sovrano. (3)

Il re si scocciava perché la moglie lo contraddiceva spesso di fronte ai sudditi e questo non era a lui gradito. (4) Griselda era tanto saggia che il re l’aveva voluta in sposa, ma era anche tanto saggia che il re non sapeva sostenerne il confronto, e per non dover ogni volta mettere in discussione la sua posizione (1) le impedì di proseguire a dare il suo parere nelle questioni che riguardavano lo stato. (4) La Regina obbedì (10).

Un giorno però, la Regina Griselda non riesce a rinunciare dal consigliare un fattore che aveva subito il furto di un muletto nato dalla sua cavalla, perché il re aveva sentenziato che era nato dal carro di un contadino. (6)

Il fattore, che nel giudizio del re aveva perso la proprietà del muletto che gli apparteneva e che era stato dato al contadino, decise di andare comunque dalla regina per ricevere un consiglio. Griselda allora gli dice di mettersi a pescare in un lago senz’acqua e quando il re verrà a chiedere che cosa stesse facendo, dovrà rispondere: “ho più probabilità di pescare un pesce in un lago asciutto che un muletto di nascere da un carro”. Il fattore si comporta come Griselda aveva suggerito e il re rimasto sorpreso dalla risposta capì che la regina era intervenuta.

Recatosi a palazzo, dopo averla rimproverata, le disse che le avrebbe mandata a casa ma che ella avrebbe potuto portare con sé ciò che di più caro aveva a palazzo. (5)

Al momento di andare via Griselda chiederà al re una sola cortesia, di non lasciare il castello di notte, per non dare adito a voci sul loro conto. Il re accetta. Lei fa preparare l’ultima cena insieme. È una cena con tanto vino che il re cade addormentato come un sasso sulla poltrona. A questo punto la ragazza fa preparare le sue cose e il re e si fa portare a casa, dove il padre le ha lasciato il suo posto e i suoi abiti e in nessun modo di stupisce di rivederla tornare indietro. (1)

Al risveglio il re stupito le chiede che succede. (8) Griselda rispose: “Sei a casa mia, ti ho portato qui perché tu mi avevi comandato di portare con me la cosa a me più cara”.

Il re, quindi, capì che Griselda ancora una volta era riuscita a mettere in pratica la sua intelligenza e arguzia e la riprese in sposa (5) reintegrandola nelle decisioni legali del tribunale (10). Tornarono a palazzo e vissero insieme felici, goduti e contenti. (5)

I nomi delle persone che hanno partecipato alla scrittura della versione collettiva sono:

Agnese Palumbo, Angela Nardella, Carmela Romano, Chiara Pompeo, Federico de Luca, Lucia Simi, Maria Colace, Paola Budassi, Vilma Bretagna, Viola Ottino.

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