Ennio Flaiano: un ritratto d’autore a cura di Marino Biondi

Lo scrittore Ennio Flaiano
Lo scrittore Ennio Flaiano

 

L’ironica rivoluzione delle forme letterarie

A cura del prof. Marino Biondi

Flaiano, o il genio del microtesto. Flaiano, o delle forme brevi e postume. Catechista ironico e paradossale di grammatiche essenziali per sopravvivere al minimo del disonore. Dopo un romanzo di successo, quasi preterintenzionale, l’allegoria guerresca di Tempo di uccidere (1947), fu per Ennio Flaiano (Pescara 5 marzo 1910 – Roma, 20 novembre 1972), autore satirico della più tarda età imperiale, sotto il dominio di un Nerone comico e cialtrone, fu – dicevamo – la fine del romanzo, tra le forme estinte della letteratura. Il più rigoroso e consequenziale fra i nostri autori nel cogliere, dentro l’evoluzione delle specie di scrittura, questa glaciazione, come per i dinosauri colpiti e intronati dal meteorite gigante. Questo il pianeta letterario flaianeo dopo la catastrofe cosmica, profili di umanità, appunti di geografia sociale, parabole di antropologia italica, irresistibili sondaggi sotto la pelle dell’antropologia nazionale. E sceneggiature che hanno fatto grande il cinema italiano nel mondo (Fellini, La dolce vita, Otto e mezzo, 1960-1963).

Una nuova terra, la tellus flaianea, come dopo una avvenuta apocalisse, sulla quale scorrono come fiumi innumerevoli rivoli di stile e scritture, in perpetua innovazione. Va da sé che il romanzo per forza inerziale è andato moltiplicandosi senza freno, come il genere più corrivo e popolare (ormai un romanzo non si nega a nessuno). E tale incontrollata demografia di storie (le narrazioni) finisce per rendere l’opera del grande intellettuale pescarese del tutto separata e originale, centrale e svettante nella sua marginalità, come un nido d’aquila nell’orografia del moderno. Un’altra questione da dirimere, cui è stato fin troppo facile indulgere, e in cui tutti abbiamo peccato. Il flaianismo, equivocato come il serbatoio delle battute, delle frasi a effetto per non passare inosservati in società, lungi dall’essere il culto frammentario e aneddotico del calembour e dell’aforisma, coltivato da astuti eredi infedeli che si sono arricchiti di una sua pura rendita verbale, è stato piuttosto qualcosa di molto diverso e difficile, profondamente intrinseco alla letteratura, una metamorfosi dei suoi linguaggi, e una mutazione continua delle strutture formali.

Flaiano, dopo avere dato prova di sé nel romanzo, abbandonatolo come un reperto appestato in un angolo della sua storia, è stato inventore continuo di forme nelle quali la letteratura ha percorso infiniti sentieri, tutti più o meno interrotti o devianti, e solo così ha potuto carpire la realtà che lo sguardo vissuto da uno straordinario osservatore del costume aveva intercettato nel tempo. Ecco perché la sua fu una rivoluzione non gridata delle forme letterarie, una avanguardia austera e radicale, un autentico rivolgimento dall’interno delle canoniche, tronfie e sorpassate fortune della tradizione, e al suo posto ha agito con una diaristica sottile, perfida e malinconica, instancabilmente perspicua per ricchezza di umori e mirabile acume di intelligenza.

Bibliografia essenziale

Ennio Flaiano, Opere scelte, a cura di Anna Longoni, Milano, Adelphi, 2010

  1. Flaiano, Tempo di uccidere, Milano, Bur, 2008
  2. Flaiano, La solitudine del satiro, Milano, Adelphi, 1996
  3. Flaiano, Diario notturno, Milano, Adelphi, 1996
  4. Flaiano, Diario degli errori, Milano, Adelphi, 2002
  5. Flaiano, Autobiografia del Blu di Prussia, a cura di A. Longoni, Milano, Adelphi, 2003
  6. Flaiano, Le ombre bianche, a cura di A. Longoni, Milano, Adelphi, 2004

 

(Pubblichiamo lo scritto per gentile concessione del prof. Marino Biondi)

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