Recensione IL LEOPARDO DELLE NEVI – P. Matthiessen

Recensione a cura di Martina Masi (corso editoria e comunicazione digitale 21\22)

 

 

 

IL LEOPARDO DELLE NEVI, Peter Matthiessen

(traduzione di Francesco Franconeri, Beat,pagine 338, prima pubblicazione 1978)

Nel 1973 Peter Matthiessen decide di seguire il famoso zoologo G.S. in una lunga spedizione fra le montagne dell’Himalaya, nella regione tibetana del Dolpo. L’obiettivo del biologo è chiaro: studiare le pecore della regione e tentare di avvistare il più schivo fra tutti i felini, il leopardo delle nevi. Peter invece non sa spiegare esattamente perché si trova al cospetto delle montagne più alte del pianeta, in mezzo alle nevi perenni dell’Annapurna e del Kanjiroba, fra cui ogni giorno percorre zaino in spalla decine di chilometri. Così, quando a Katmandu uno zoologo nepalese gli chiede perché stia accompagnando G.S. nella spedizione, Peter non sa cosa rispondere “Ma perché mai ci andavo io? Cosa speravo di trovare? […]Ammisi che non lo sapevo. Come avrei potuto dirgli che speravo di penetrare i segreti della montagna alla ricerca di qualcosa che tuttora ignoravo?”  Peter non lo sa, tuttavia lo sente. “Desidero lasciarmi andare, libero dalle cose, senza accumulare, dipendere da poco, muovendomi con maggiore semplicità.”

Il viaggio non è facile: gli imprevisti sono tanti e ritardano la partenza, rendendo l’inverno con le sue nevicate sempre più vicino. Peter e G.S. devono affrontare deviazioni non programmate e ammutinamenti dei portatori. Trovarsi al calare del sole su un valico a 5000 metri, circondati dalla neve e senza più orientamento è solo una delle esperienze che i due affronteranno insieme e dalle quali usciranno grazie all’istinto e (soprattutto) alla fortuna.

Più ancora di situazioni estreme come questa, sono gli incontri con le popolazioni locali a riempire di senso il viaggio di Peter: “Passiamo e occhi scuri ci osservano: di fronte al dolore dell’Asia non è possibile né guardare né farne a meno.” Spesso lui e il resto della comitiva sono ospiti di contadini e pastori che, per qualche rupia o mezzo chilo di tè, li lasciano dormire nelle loro minuscole case: introno ai bracieri su cui sono messi a bollire orzo e burro di yak, sulle assi di legno o sulla terra battuta che fa da pavimento, gli uomini ammassati si sdraiano e si rifugiano nei sacchi a pelo. 

In novembre, dopo più di un mese di cammino, la spedizione giunge finalmente a Shey Gompa, il monastero ai piedi della Montagna di Cristallo. È qui che G.S. spera di avvistare il leopardo delle nevi. Per Peter l’arrivo a Shey è folgorante: ci sono solo le vette sopra di lui, bianche e scintillanti, il silenzio e il sole che si affaccia nella valle giusto per le poche ore indispensabili, le stelle che brillano a migliaia nel gelo notturno. Quando le nevicate dell’inverno si fanno imminenti e il rischio di rimanere bloccati a Shey Gompa diventa concreto, per la spedizione arriva il momento di ripartire; Peter annota sul suo diario: “Ora che finalmente ci sono arrivato non voglio lasciare la Montagna di Cristallo. Soffro talmente che mi viene da sorridere, o magari da piangere. […] In un’altra esistenza – e questo non è ciò che so ma ciò che sento – queste montagne erano la mia casa.” 

Se guardando le vette torreggiare sopra di voi vi è capitato di sentire che c’è qualcos’altro oltre quei massicci di roccia e ghiaccio, se sentite che le montagne vi chiamano o se l’Himalaya ha stregato i vostri sogni più nascosti, allora questo è il vostro libro.

Ti potrebbe interessare...

Usando questo sito, accetti l’uso dei cookies.

Accetto